Autore: Luigi Cacciatori
La coltivazione di marijuana indoor tuttavia, esiste da meno di un secolo ed è nata a causa dalle repressioni proibizioniste. La maggior parte dei progressi nella produzione di cannabis sono avvenuti durante l’era della coltivazione indoor; creare coltivazioni nascoste lontano da occhi indiscreti per proteggere il coltivo dalle leggi contro la marijuana.
Con l’avanzare della tecnologia, l’industria della cannabis è stata in grado di espandere la conoscenza su questa pianta, sviluppando nuove possibilità per migliorare l’esperienza anche per le coltivazioni outdoor (all’aperto). Le differenze tra i due modi di coltivare non sono importanti solo per gli aspiranti coltivatori di cannabis, ma anche per il consumatore, che confronta i prodotti outdoor e indoor nei vari distributori.
Esistono diversi motivi per cui scegliere le coltivazioni indoor a quelle outdoor, ad esempio come l’essere liberi di scegliere il luogo in qui si vuole intraprendere questa attività e il totale controllo sull’ambiente . L’impostazione della temperatura ambientale, della sorgente luminosa, della produzione di CO2 e dell’umidità crea un habitat stabile per ottimizzare la crescita delle piante senza dover rischiare funghi e insetti volti alla rovina delle piante.
Il coltivatore indoor si ritroverà in genere fiori di marijuana incontaminata con percentuali di THC e CBD più elevate. D’altra parte, nessuna lampada potrà mai emulare la luce del sole che, a sua volta, limita le coltivazioni indoor con rese minori e piante meno vigorose. Il metodo di coltivazione all’aperto tuttavia, richiede un clima adatto alla produzione di cannabis: buona esposizione al sole, giorni caldi, notti calde e bassa umidità.
Quando un coltivatore cerca di creare un ambiente al chiuso ideale, ci sono fattori che nel processo naturale non possono essere replicati. Ad esempio, le piante coltivate all’aperto hanno un aiuto sostanziale contro gli acari grazie ai predatori che vivono nell’habitat naturale. Le vespe, le formiche e le coccinelle sono alcuni degli “aiutanti che troviamo in natura” che ci aiutano a tenere a bada le popolazioni di acari.
In indoor invece, il coltivatore non potrà mai imitare completamente l’ambiente naturale esterno, se gli acari comparissero in uno spazio di coltivazione indoor, potrebbe diventare una sfida dura da combattere. Con le crescenti preoccupazioni dei consumatori per l’uso eccessivo di pesticidi e insetticidi, alcuni coltivatori potrebbero trovare interessanti i compromessi della coltivazione outdoor.
Sia le coltivazioni indoor che outdoor richiedono costi iniziali abbastanza importanti, ma la differenza diventerà più evidente a lungo termine. I sistemi di controllo del clima interno possono costare una fortuna, mentre la maggior parte dei costi associati alle coltivazioni all’aperto sono in fase di avvio.
Anche i costi della manodopera per per entrambe le colture possono variare drasticamente. Con il continuo turnover delle coltivazioni indoor, c’è sempre un grande lavoro da fare, e i costi non sono da meno. Mantenere un ambiente pulito, la potatura, l’irrigazione, l’alimentazione, la raccolta, sono solo alcuni dei lavori che dovremmo fare, anche per piccole coltivazioni. Per i campi outdoor invece, il coltivatore lavora in un unica coltivazione a stagione. Molte coltivazioni all’aperto con grandi produzioni possono operare fino a quattro dipendenti a tempo pieno, dalla semina fino al raccolto.
Gli alti costi della coltivazione indoor possono essere recuperati attraverso progetti di allevamento (breeder), diverse produzioni annuli e prodotti di qualità maggiore che verrebbero venduti a prezzi più alti. Inoltre, gli ambienti interni consentono la coltivazione di varietà che altrimenti non sarebbero adatte ad un ambiente esterno. Tuttavia, con l’aumento del costo dell’energia e la crescente domanda di infiorescenze di marijuana, la coltivazione outdorr potrebbe essere in grado di fornire al mercato prodotti di qualità a un prezzo più ragionevole.
La marijuana indoor è stata a lungo riconosciuta come il prodotto di punta. Essere in grado di controllare l’ambiente e la crescita delle piante ha portato a varietà esteticamente belle con un magnifico valore terpenico. L’introduzione di livelli di CO2 più elevati rispetto alle coltivazioni naturali aumentano la crescita dei fiori, producendo dei valori difficili da ottenere all’aperto.
Inoltre, la marijuana indoor non deve affrontare la pioggia, il vento o altri elementi naturali che possono danneggiare un raccolto outdoor. I fiori rimangono in ottime condizioni iniziando a degradare solo quando avviene la manipolazione. Le coltivazioni indoor generalmente consente di raccogliere i fiori in condizioni ottimali e di curare il prodotto in un clima controllato.
Il fiore coltivato all’aperto è ovviamente soggetto agli agenti autmosferici, anche se il prodotto finale potrebbe non sembrare perfetto, il gusto, gli effetti e l’aroma potrebbe non variare. Alcuni consumatori ritengono che la cannabis biologica coltivata al sole sia preferibile all’alternativa coltivata al chiuso.
Di recente è emersa la coltivazione della marijuana in serra (greenhouse) che trova un equilibrio tra i due metodi. Questo stile di agricoltura sta producendo risultati di qualità, infatti, da la possibilità ai coltivatori di cannabis di poter controllare le temperature e l’umidità dell’ambiente, senza dover rinunciare ai raggi solari. Come abbiamo visto, tutti gli stili di agricoltura offrono aspetti positivi e negativi e, in quanto consumatore o produttore, è sempre importante imparare cose nuove.
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