Autore: Luigi Cacciatori
La Cannabis si affaccia a questo mondo circa 10.000 anni fa quando ancora l’essere umano stava vivendo il periodo preistorico di cui abbiamo sempre sentito parlare durante la nostra formazione scolastica.
Si rivela affascinante sapere che gli utilizzi di questa pianta millenaria siano iniziati così anticamente ed è in virtù di questa sua caratteristica provenienza lontana che molti ancora ne subiscono il fascino e soprattutto ne fanno uso in maniera del tutto legale per migliorare il proprio stile di vita anche attraverso strumentazioni moderne come i vaporizzatori CBD.
La protomedicina -poiché non era ancora definibile col nome odierno per come la conosciamo oggi- ha considerato questa sostanza come utile a lenire alcuni fastidi già dal 2000 a.C. e sembra che le basi delle sue condizioni d’uso siano state poste proprio nella zona in cui è apparsa per la prima volta ossia in Cina.
Per quanto faccia sorridere, gli antichi avevano già rilevato le proprietà benefiche della Cannabis creandole attorno un’aura sacra quasi come se fosse una panacea esaltandone e raccomandandone l’uso nell’eventualità in cui si fossero presentati malesseri particolari come disturbi delle regolari funzionalità di anabolismo e catabolismo, dolori del tessuto muscolare, finanche alla stitichezza.
Numerose poi erano le virtù mirabili che le venivano attribuite per quanto concerne l’attitudine psichica del consumatore di cannabis in quanto quest’ultima agiva da tranquillante per conciliare il sonno, infondeva rilassatezza e permetteva di calmare gli stati d’animo più alterati purché non se ne facesse abuso scongiurando così l’eventuale effetto diametralmente opposto.
Vediamo dunque quali sono le origini della pratica d’utilizzo della cannabis in campo medico dalla medicina tradizionale ayurvedica fino all’adozione di tale sostanza anche nel continente europeo per una medicina più avanzata.
La medicina ayurvedica ha fatto largo uso della Cannabis in quanto ha riconosciuto a questa particolare tipologia di erba tutta una serie di caratteristiche che si integravano ineccepibilmente con i principi che fungevano da basamento per le pratiche ayurvede, i quali permangono ancora oggi.
Di fatto, la medicina ayurvedica si è dedicata all’utilizzo della cannabis per potenziare gli effetti delle astrazioni mentali e concettuali che stanno alla base dell’ideologia relativa alle sue pratiche curative: secondo tali dottrine, infatti, un buono stato di salute non può prescindere da una corrispondenza relazionale che comprende il benessere del corpus humanum -corpo umano-, della ragione e dell’anima intesa come essenza vitale.
Assumere la cannabis per la medicina ayurvedica significava avvalersi di uno specifico detonatore che potesse innescare tutte quelle reazioni biochimiche mentali che riuscivano a riportare una persona ad uno stato di quiete, o comunque per favorirla attraverso un rimedio naturale.
Nonostante tutto ad oggi anche l’uso della cannabis è stato regolarizzato all’interno delle pratiche ayurvede in quanto, un dosaggio scorretto, potrebbe solo ritardare la foggiatura del proprio spirito facendo perdere dunque la strada maestra: la sostanza infatti può essere assunta attualmente soltanto in casi specifici ma dev’essere sospesa dopo un breve periodo di tempo per fare in modo che il benessere del paziente possa essere ricomposto e plasmato fortificando lo spirito senza alcun ausilio esterno.
Il fascino esotico della cannabis ha destato l’attenzione di importanti esponenti della medicina del XIX secolo stuzzicati nel desiderio di conoscere più da vicino questa rarità dalle potenzialità multiformi utilizzata come balsamo terapico per molte malattie o come tranquillante, che destava di contro grande sorpresa per i suoi potenziali artifici allucinogeni.
Le somministrazioni sottendevano ai medesimi principi ereditati dalla realtà indiana, le quali di fatto venivano consigliate per curare particolari tipologie di malanni che potessero recuperare uno stato regolare e ordinario delle funzionalità psichiche e fisiche in ottemperanza delle proprietà antidolorifiche della cannabis.
L’utilizzo della Cannabis e del suo prodotto finito, la marijuana è estato opportunamente regolaizzato per mezzo dell’emanazione di leggi europee anche se ogni paese ha avuto la libertà di scegliere come disciplinarlo sia in merito della sua assunzione come sostanza di svago sia per quanto concerne il suo concreto utilizzo in campo medico rendendo di fatto la Marijuana e hashish legale.
Oggi infatti esistono specifiche regole relative alla composizione interna della pianta la quale, se utilizzata in campo medico non deve presentare determinate percentuali di componenti psicoattive ma favorire soltanto l’assorbimento di costitutivi che favoriscano il corretto riequilibrio del benessere psicosomatico dell’individuo in particolar modo se affetto da patologie croniche estremamente debilitanti o se sta affrontando un ciclo di cure estenuanti che ne ledono il vigore quale la chemioterapia.
Eppure non si parla solo di medicina: sono sempre in aumento oggi le realtà che forniscono un servizio di vendita di Cannabis Legale rinomata prodotta con metodi di coltivazione sicuri e affidabili per la salute.
Aziende come Seven Hemp a Torino infatti, seppur non in campo medico, contribuisce a promuovere un utilizzo verificato e sicuro della Cannabis e delle sue varietà disponendo anche di prodotti derivati o creati appositamente per favorirne l’assunzione.
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