Autore: Luigi Cacciatori
L’ordinanza del Consiglio di Stato del 12 novembre 2025 potrebbe trasformarsi nel punto di svolta per il settore della cannabis light in Italia. Con la decisione di sospendere il giudizio e chiedere un chiarimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), si apre infatti un nuovo scenario che potrebbe rivoluzionare le regole su coltivazione, utilizzo e commercializzazione della canapa sativa a basso contenuto di THC.
La Sesta Sezione del Consiglio di Stato ha deciso di sospendere il procedimento per un motivo preciso:
ci sono dubbi concreti sulla compatibilità della normativa italiana con il diritto europeo.
La legge italiana vieta ancora l’uso di foglie, infiorescenze, resina e olio di canapa, anche quando il livello di THC è entro i limiti UE. Una scelta che si basa su norme ormai datate, come il DPR 309/1990, e su interpretazioni restrittive della Legge 242/2016.
L’UE consente:
Il dubbio del Consiglio di Stato è quindi semplice:
le regole italiane bloccano qualcosa che l’Europa invece permette?
La questione tocca principi fondamentali dell’Unione Europea, come:
A portare la questione davanti ai giudici sono state:
Il ricorso è stato presentato contro i Ministeri dell’Agricoltura, della Salute e dell’Ambiente, accusati di bloccare ingiustamente un settore agricolo che in molti Paesi europei è già pienamente riconosciuto.
La CGUE dovrà chiarire se la normativa italiana sulla cannabis light sia in contrasto con quella europea.
La risposta della Corte potrebbe essere dirompente.
Se la CGUE stabilisce che la normativa italiana è troppo restrittiva, ci saranno cambiamenti importanti:
Per il settore sarebbe un vero e proprio boom.
In questo caso:
Un esito che molti esperti considerano però meno probabile.
L’Italia è uno dei pochi Paesi europei che mantiene una linea così restrittiva sulla canapa industriale.
La decisione della Corte di Giustizia potrebbe:
È, senza esagerare, un punto di svolta storico.
Il rinvio del Consiglio di Stato alla Corte di Giustizia UE non è una semplice formalità:
è un segnale fortissimo.
Per la prima volta, si riconosce ufficialmente che la normativa italiana sulla cannabis light potrebbe essere in contrasto con il diritto europeo.
Ora non resta che attendere la sentenza di Lussemburgo.
Le conseguenze potrebbero cambiare tutto: per i coltivatori, per i produttori, per i negozi e per chiunque lavori nel settore.
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