Autore: Luigi Cacciatori
Nell’ultimo periodo, l’HHC sta spopolando in tutto il mondo: in Italia, questa sostanza è arrivata da pochissimo tempo, ma ha già suscitato l’interesse e la paura degli operatori del settore della cannabis legale. Il loro interesse è dovuto al fatto che questa nuova sostanza potrebbe rappresentare la seria possibilità di rilanciare il mercato della canapa legale; la paura, invece, è legata all’eventualità che questa nuova sostanza possa in qualche modo arrecare un certo danno di immagine all’interno del loro settore.
L’HHC, infatti, pare non sia ancora una sostanza legale e, per i negozianti, vendere questa sostanza comporterebbe una condanna penale che può variare dai 6 ai 20 anni di detenzione. Ma a cosa si deve l’illegalità dell’HHC? Questa illegalità è dovuta al fatto che l’HHC è a tutti gli effetti una sostanza psicotropa, che, di conseguenza, produce effetti sul sistema nervoso centrale.
L’HCC, inoltre, non è illegale solo in Italia, ma anche in altri Paesi del mondo. L’IFHA (Institute for Hemp Analysis), infatti, ha parlato chiaro, raccomandandosi di non commercializzare e di non consumare prodotti a base di HHC, dichiarando di agire nella tutela delle aziende, della qualità del prodotto e della sicurezza dei consumatori.
Ma che cosa è, nel dettaglio, l’HCC? E in che cosa si distingue dal THC? Scopriamolo insieme nei seguenti paragrafi!
L’HHC è un cannabinoide semi-sintetico, che è stato scoperto casualmente in laboratorio negli anni Quaranta: a sintetizzarlo per la prima volta (e per puro caso) sono stati il chimico Roger Adams e il suo team di professionisti e di studenti, i quali hanno aggiunto ioni idrogeno al THC naturale, quello che tutti conosciamo.
Il nome intero dell’HHC è esaidrocannabinolo e, come abbiamo detto, questa sostanza è definita un cannabinoide semi-sintetico, in quanto è presente solo in minima traccia nella pianta di cannabis (dal quale, invece, deriva il CBD e, di conseguenza, l’olio CBD): solitamente, infatti, l’HCC viene prodotto in laboratorio, proprio nello stesso modo in cui è stato scoperto.
Il chimo Roger Adams, infatti, negli anni Quaranta era a capo del Dipartimento di Chimica dell’Università di Illinois, dove ha condotto diverse ricerche per quanto riguarda lo studio della cannabis. Insieme ai suoi numerosissimi studenti, Adams ha condotto più di venti esperimenti sulla cannabis: proprio attraverso questi esperimenti, Adams è riuscito a sintetizzare moltissime delle sostanze che ancora oggi si trovano in commercio, come il CBD e il THC, ma ha anche sintetizzato – come ormai sappiamo – l’HHC, documentando pedissequamente tutti i suoi risultati ottenuti, tutte le relazioni tra queste sostanze e la pianta della cannabis e tutte le reazioni dell’organismo.
Tra le varie caratteristiche dell’HHC, sicuramente va sottolineato il suo aspetto psicoattivo: purtroppo, queste informazioni non derivano da studi certi, ma da semplici esperienze che i consumatori di HHC hanno voluto condividere. Anche per quanto riguarda la sicurezza dell’HHC, non sono ancora stati condotti studi scientifici sufficienti per poter determinare quali siano gli effetti a breve termine e a lungo termine di questa sostanza.
I consumatori di HHC, però, hanno affermato che gli effetti di questa sostanza sono molto simili a quelli del THC, ma meno intensi e più energizzanti: probabilmente, questo aspetto dipende e varia da soggetto a soggetto. La sola ricerca a cui faremo riferimento, condotta nel 1977, avrebbe dimostrato anche una certa somiglianza di questa sostanza, seppur minima, con analgesici simili alla morfina: è necessario, però, che questi studi vengano approfonditi prima di dare queste notizie per certe.
Sulla base dell’esperienza raccontata da parte dei consumatori, a cui facevamo riferimento poco fa, sappiamo che gli effetti dell’HHC sono simili a quelli del THC. E, invece, quali sono le differenze tra queste due sostanze?
Attraverso i pochi studi condotti sulla cannabis light in Italia, possiamo affermare che le principali differenze tra HHC e THC sono le seguenti.
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