Articolo pubblicato il: 21 Luglio 2022

Autore: Luigi Cacciatori

Come agisce la marijuana legale sul sistema nervoso

Come agisce la marijuana legale sul sistema nervoso

Il mercato della marijuana legale, anche in virtù dei recenti progressi in campo legislativo, sta crescendo a vista d’occhio.

Tuttavia, è ancora oggetti di alcuni malintesi, i quali riguardano non solo gli usi, ma anche i suoi effetti. 

È dunque utile fornire una panoramica di questo prodotto – o per meglio dire classe di prodotto – specificando i motivi che spingono al suo utilizzo e i benefici che può apportare. 

Una definizione di marijuana legale

In realtà, l’espressione marijuana legale è gergale. Anzi, è quasi un controsenso. Infatti, marijuana indica il derivato della canapa con effetti psicotropi. Vista però la diffusione nel linguaggio comune, si utilizza questo termine anche per indicare la versione light, che non genera effetti stupefacenti. Per comodità, anche in questa sede continueremo a riferirci al prodotto con l’espressione “marijuana legale”.

Al netto delle problematiche etimologiche, cos’è la marijuana legale? Come avrete intuito, è il prodotto della canapa che non genera effetti stupefacenti in quanto contiene una dose minima di THC. In Italia, questa dose è fissata allo 0,2%, ma in altri paesi può raggiungere anche i due punti percentuali.

La marijuana legale, piuttosto, è ricca di CBD, sigla che sta per “”cannabidiolo”. È un principio attivo molto interessante, che genera effetti benefici, benché niente affatto psicotropi o stupefacenti. 

Per inciso, la marijuana legale si ottiene esclusivamente dalle infiorescenze femminili di un tipo specifico di canapa, la Sativa.

Gli usi della marijuana legale sono numerosi. Si può fumare, ovviamente, si può inalare se trattata adeguatamente. Allo stesso modo, può fungere da materia prima per alcuni prodotti, i quali possono essere impiegati anche per l’uso alimentare. Attualmente, si sprecano bevande e tisane a base di marijuana legale.

Un dettaglio non di poco conto, questa varietà in termini di prodotti, se si considera che solo nel 2017 la vendita di cannabis light è stata legalizzata. Il riferimento è alla legge n. 242 del 2016 (entrata in vigore l’anno successivo), che ha come titolo “Disposizioni per la promozione della coltivazione e della filiera agroindustriale della canapa”.

Il legislatore ha compiuto dunque un deciso passo in avanti, pur conservando un atteggiamento prudente. La soglia per definire “legale” la cannabis stabilita dal nostro ordinamento è infatti più bassa che in altri paesi. Dunque, la “nostra” cannabis light è… Light per davvero. 

Come “funziona” la marijuana legale

Chi si avvicina per la prima volta alla marijuana legale rimane incuriosito dalla presenza del CBD, ovvero il cannabidiolo. Vale dunque la pena fornire una panoramica dei meccanismi di funzionamento, soprattutto in relazione agli effetti che genera. 

Il CBD è un composto chimico, riconosciuto dalla comunità scientifica come un metabolita secondario della Canapa sativa. 

Il cannabidiolo funge da ricettore nei confronti di 5-HT1a, legato alla produzione di serotonina. Da qui, gli effetti serotoninergici del cannabidiolo. Per inciso, con questa espressione si intendono gli effetti antidepressivi e ansiolitici. 

Il cannabidiolo, poi, è un potente antiossidante. In quanto tale, ottimizza il ricambio cellulare e inibisce i radicali liberi. Ciò genera, quasi a cascata, un effetti preventivo nei confronti dei principali tumori. L’azione antitumorale del cannabidiolo, poi, sarebbe stata dimostrata da uno studio del 2007 realizzato dal California Pacific Medical Center Research Institute, secondo cui il CBD bloccherebbe il genere ld-1, responsabile della diffusione di metastasi da cancro al seno.

 Infine, svariati studi hanno dimostrato l’effetto anticonvulsivante del cannabidiolo. Dunque, potrebbe risultare utile per il trattamento, in senso preventivo, di alcune forme di epilessia.

Al netto di queste considerazioni di carattere scientifico, la marijuana legale non può essere considerata un farmaco a tutti gli effetti. A tal punto che le modalità di consumo si concentrano principalmente sugli usi alimentari. 

In questo contesto, e anche alla luce di un mercato ancora non pienamente sviluppato, appare essenziale saper riconoscere i prodotti di qualità da quelli scadenti. Ecco qualche criterio facile da utilizzare in fase di valutazione.

  • Aspetto. La marijuana legale, se venduta in infiorescenza, dovrebbe presentarsi con un colore brillante, una forma compatta ma impreziosita da cime di dimensioni considerevoli. La consistenza dovrebbe essere anche grassa. Tutto ciò, al netto delle naturali operazioni di essiccazione, che intervengono a rimuovere la componente umida. 
  • Odore. Il profumo della marijuana legale dovrebbe essere estremamente pungente, intenso come quello di una spezia. 
  • Confezione. Importante è anche la confezione, o per meglio dire le informazioni che riporta. Queste devono essere abbondanti e dettagliate, e consentire una piena tracciabilità del prodotto. 
  • Sapore. Ciò vale soprattutto per i prodotti derivati dalla marijuana legale. Ebbene, anche in questo caso il sapore dev’essere molto intenso, esattamente come quello dei derivati delle spezie. Ciò, tra l’altro, pone in essere valutazioni di un certo tipo in caso di uso alimentare, visto il rischio di caratterizzare troppo le preparazioni.
  • Efficacia. Gli effetti della marijuana legale, per quanto niente affatto stupefacenti, sono comunque intensi, o almeno dovrebbero esserlo. Ecco, se il prodotto “funziona”, allora significa che è di qualità.

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